L'autunno sta lasciando il passo all'inverno e al magico Natale, caratterizzato da svettanti alberi riccamente addobbati e dai più classici presepi, da quelli “viventi” a quelli tradizionali, di tutte le forme e dimensioni!
Questo che sto per descrivere è un presepe speciale, dal punto di vista affettivo, artistico e simbolico.
Ci troviamo in una splendida dimora sulla Costa d'Amalfi dove due profonde nicchie del cortile interno vengono ogni anno allestite con un presepe d'ispirazione multietnica.
Un’inquadratura d’ispirazione barocca delimita le “scene” tradizionali del presepe napoletano, rivisitato in maniera molto personale dal padrone di casa, l'architetto Cataldo Liotti, che ha utilizzato per la sua realizzazione materiali semplici ma di grande effetto: carta e cartoncino, stoffe e vetri colorati, pietre, legnetti e terracotta.
L’ambientazione spazia dal paese della costiera in cui è allestito, realizzato con cartoncini sagomati e dipinti, a siti mediterranei e sudamericani in cui sono stati acquistati, nel corso degli anni, oggetti e figurine, soprattutto di terracotta.
Semplici soprammobili hanno qui trovato altra destinazione d’uso, diventando parti essenziali della scenografia insieme ai pastori di un presepe fuori dagli schemi più tradizionali.
La lunga storia del presepe affonda le sue radici a Greccio, dove San Francesco nel 1223 allestì la prima rappresentazione della Natività. Da lì questa tradizione si diffonde nell’Italia centrale e in Emilia Romagna per arrivare nel Regno di Napoli solo nel XVI secolo.
In tutti i presepi parte essenziale e imprescindibile è il luogo misterioso in cui avviene la nascita di Gesù: grotta o stalla che fosse, l’importanza risiede nella simbologia dei due siti.
La grotta richiama, con le sue ampie dimensioni, il cosmo intero, è il luogo della nascita e della rinascita. Gli stessi miti greci raccontano di divinità nate in un antro (come Dioniso e Zeus). In opposizione vi sono le tenebre che pure caratterizzano le grotte e che simboleggiano la condizione dell’anima del credente prima che essa sia “rischiarata” dalla nascita di Gesù.
Diversamente la stalla, costruzione fragile e non stabile, frutto dell’operosità umana che l’ha costruita con fatica insediandosi in un ambiente ostile, racchiude in sé la precarietà dell’esistenza riscattata dalle opere di bene, in uno spazio dominato comunque e sempre dal male.
Nel nostro Presepe costierano il sacro luogo è simbolicamente rappresentato da un contenitore di ceramica vietrese, conformato, nella sua parte superiore, a torrione, riferimento al Palazzo di Erode il Grande e arricchito nella superficie da costruzioni tipiche della costiera e da paesaggi dipinti.
Il materiale di cui sono fatti i “pastori” è la terracotta. Come da tradizione, i pastori incarnano simbolicamente i quattro elementi primordiali: essi sono fatti di terra impastata con l’acqua, cotta col fuoco e asciugata con l’aria. Una schiera di personaggi che, anche se statici, sospesi in una dimensione fuori dal tempo, sembrano continuamente deambulanti o intenti in una qualche loro azione essenziale e fondamentale.
I pastori sono come noi uomini, di tutte le razze, lingue e religioni, di passaggio su questa terra, in attesa di un grande evento, il Natale, che ci spinge a riflettere sul mistero dello stare al mondo, invitandoci a speranze future in cui riscoprire finalmente il senso dei legami dell’umanità intera.
Felice e Sereno Natale a tutti voi!
Per chi desidera approfondire la storia dei presepi e vivere la magia del Natale a Salerno o a Napoli, consiglio un'esplorazione in compagnia di una guida turistica abilitata.
Contattami e sarò felicissima di accompagnarti!!!
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